Vetro, perle e tradizione: la magia della Corte delle Impiraresse

[Foto in alto: una creazione in perle di vetro di Gioia. © Ph: Marta Buso]

Visitare Venezia e tornarsene a casa con un oggetto in vetro non autentico e originale è come aver visto Venezia solo in cartolina. In una città che da almeno 800 anni fonda su vetro, perle e artigianato parte delle sue più caratteristiche tradizioni, non ci si può accontentare di un souvenir “Made ovunque ma non a Venezia”. Quindi il consiglio è di evitare la paccottiglia e rivolgersi a chi l’artigianato lo produce in maniera autentica! Già, ma dove?

Foto d’epoca di impiraresse al lavoro in fabbrica

Luisa Conventi è una delle ultime impiraresse veneziane, ossia un’artigiana delle perle. Impirar in veneziano significa “infilare”: l’impiraressa è colei che infila l’ago nel microscopico foro delle perle per passarle sul filo. La sua è un’attività tramandata da generazioni e che oggi ha sede in un edificio nel sestiere di Cannaregio a Venezia. La sua ditta, Gioia, è una vera e propria corte delle impiraresse aperta a chiunque desideri fare un viaggio nel passato e capire il contributo che questo affascinante mestiere, dichiarato patrimonio immateriale dell’umanità dall’Unesco, e le perle, questo piccolo tesoro, abbiano dato allo splendore di Venezia.

© Ph: Marta Buso

© Ph: Marta Buso

© Ph: Marta Buso

Luisa appartiene da sempre al mondo delle perle: già da ragazzina aiutava lo zio nella sua ditta di perle a lume, affiancate più tardi dalle conterie, le piccole e coloratissime perle ricavate dalle sottili canne di vetro e tanto richieste nel mondo della moda. Assieme creavano e commerciavano spille, collane, orecchini e tanti altri oggetti che poi partivano per il mondo, oltre che per svariate fiere in Italia dove lei, mentre accompagnava lo zio, con la pinza in mano non cessava di creare anellini o piccoli e preziosi monili.

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Passano gli anni ma il richiamo della tradizione è sempre più forte, così Luisa apre un’attività per proprio conto e al contempo dà vita a una serie di iniziative dedicate alla città: nel 2007 nascono le “Feste delle Impiraresse”, eventi dal carattere unico che parlano di quest’arte e di quando e come viene e veniva praticata in passato. In ogni edizione, in una location sempre suggestiva in città, si susseguono dimostrazioni, sfilate e performance che contribuiscono a far rivivere l’arte di infilare perle, attraverso racconti, aneddoti e canzoni.

© Ph: Marta Buso

L’entusiasmo nel condividere il mondo delle perle spinge Luisa a un’importante decisione: dopo anni di lavoro all’ingrosso arriva per lei il momento di focalizzarsi sulla creatività, sull’attività manuale e sulla valorizzazione dello spazio che ha a disposizione. Ecco quindi come nasce lo spazio Gioia, che prende il posto di quello che una volta era il magazzino per l’imballaggio e la spedizione delle perle. Oggi, Gioia è anche un piccolo museo, tanto suggestivo quanto raffinato, dove pannelli esplicativi raccontano il mondo delle impiraresse e delle perle, la loro origine, le fasi della lavorazione, la storia delle famiglie che ne hanno portato avanti la tradizione.

Nel piccolo museo delle impiraresse © Ph: Marta Buso

Uno spazio espositivo dove fanno mostra di sé anche gli attrezzi del mestiere: sarà facile immaginare le sapienti mani delle donne mentre armeggiano con la sessola (una sorta di paletta infossata con cui raccogliere le perle), oppure la palmeta, il ventaglio di aghi pronto a infilar perle nel marìn, l’insieme di fili su cui poi si dispongono le varie perline, tra cui le rosette, le macà o le conterie.

Le mani esperte di una impiraressa in una “sessola” © Ph: Marta Buso

Foto d’epoca ritraggono le signore sedute all’aperto, all’opera davanti all’uscio, magari lungo un rio, chiacchierando mentre creano oggetti unici al mondo. Oppure mostrano scorci di vita lavorativa, con le impiraresse allineate, pronte a dar libero sfogo alla loro creatività.

Un’arte, quella di impirar perle, che oggi possono provare anche i non esperti o i bambini: grazie alle passate collaborazioni con il Comune di Venezia sono stati parecchi i bimbi che hanno potuto portare a casa ai genitori un oggetto creato da loro durante un laboratorio dedicato. E chissà che tra tante manine affondate in ciotole di perline colorate non nasca un talento o una passione, e che poi negli anni possa sfociare nella volontà di portare avanti una tradizione secolare, come tante a Venezia, che rischia di tramontare senza un ricambio generazionale.

GIOIA di Luisa Conventi
Cannaregio 100
 – 30121 Venezia
Tel/Fax +39 041 5242822

ferenaz@libero.it

www.ferenaz.it

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